Pubalgia: sintomi, cause e come curarla
Pubalgia: sintomi, cause e come curarla
- da un’infiammazione cronica dell’inserzione sul pube dei muscoli addominali e dei muscoli adduttori (sindrome retto-adduttoria);
- da problematiche a carico della sinfisi pubica, ovvero il disco fibro-cartilagineo interposto tra le due ossa pubiche (sindrome sinfisaria);
- da una fissurazione della fascia superficiale addominale, provocata dalla forte tensione dei muscoli addominali, con conseguente stiramento e compressione del nervo perforante (sindrome della guaina del retto addominale o del nervo perforante del retto addominale nel calciatore)
Sintomi della pubalgia
Il sintomo principale della pubalgia è il dolore localizzato sul pube e/o sull’inguine. Infatti il termine pubalgia deriva dall’unione delle parole pube e algia. Il dolore può irradiarsi sulla regione addominale e/o adduttoria (interno coscia), fino alla zona perineale. A volte il dolore può essere associato ad una sensazione di incompleto svuotamento vescicale (tenesmo vescicale): il paziente ha la sensazione di dover urinare anche se la vescica è completamente vuota.
Nelle forme lievi il dolore compare all’inizio dell’attività fisica e scompare con il riscaldamento. Nelle pubalgie più gravi il dolore è continuo e si acutizza con movimenti esplosivi come ad esempio lo scatto nella corsa, un brusco cambio di direzione, il calciare.
Cause della pubalgia
Le cause della pubalgia possono essere numerose, ne sono state identificate più di 70. La causa principale è il sovraccarico funzionale sull’inserzione pubica dei muscoli adduttori (dal basso) e dei muscoli addominali (dall’alto). Il sovraccarico può essere causato da uno squilibrio posturale, responsabile di anomale tensioni muscolari: un’asimmetria del bacino o degli arti inferiori, una lordosi lombare eccessiva, uno squilibrio muscolare tra adduttori e addominali che possono presentarsi contratti o deboli, muscoli posteriori della coscia retratti e poco elastici, una artrosi dell’anca o del bacino.
Altri fattori che possono favorire l’insorgenza della pubalgia sono: calzature inadeguate, superfici di allenamento non ideali, un allenamento eccessivo ed errato.
Anche le donne in gravidanza possono soffrire di pubalgia: la causa è la lassità della sinfisi pubica dovuta al marcato rilascio dell’ormone relaxina che rende l’articolazione più lassa.
Come diagnosticare una pubalgia
Per diagnosticare la pubalgia è necessaria una visita con un medico ortopedico o fisiatra o una valutazione con un fisioterapista specializzato nei disturbi muscolo-scheletrici. Si giunge ad una diagnosi di pubalgia attraverso:
- l’anamnesi, ovvero il racconto dei sintomi riferiti dal paziente: è importante valutare la modalità di insorgenza del dolore, le caratteristiche, l’evoluzione della sintomatologia nel tempo;
- l’esame obiettivo con la palpazione e la digitopressione per apprezzare la rigidità muscolare e la contrattura, e con test clinici quali contrazioni muscolari contro resistenza dei muscoli adduttori e addominali al fine di evocare il dolore ed evidenziare il gruppo muscolare interessato;
- indagini strumentali per fare diagnosi differenziale ed evidenziare il grado di degenerazione miotendinea: l’ecografia è necessaria per escludere la presenza di ernie inguinali ed evidenziare infiammazioni , edemi e calcificazioni; la radiografia può evidenziare alterazioni ossee a carico del pube, del bacino e del femore; la risonanza magnetica è l’esame diagnostico più completo poichè ci dà informazioni dettagliate sia sulle strutture ossee, sia sulle strutture muscolo-tendinee.
Come curare la pubalgia
Quando il dolore aumenta con il movimento è necessario ridurre l’attività sportivo.
Nella fase acuta sarà necessario ridurre l’infiammazione e la sintomatologia dolorosa con sedute di crioultrasuoni, laserterapia ad potenza, tecarterapia e/o ipertermia. Le onde d’urto focali sono molto efficaci per ridurre l’infiammazione sull’inserzione pubica. Fondamentale è la massoterapia decontratturante dei muscoli adduttori per ridurre le tensioni.
Una volta ridotta la sintomatologia dolorosa, il fisioterapista interverrà con un programma riabilitativo che prevede:
- sedute di terapia manuale ed osteopatia per riequilibrare il bacino
- sedute di rieducazione posturale individuale per allungare la catena muscolare posteriore
- esercizi di rinforzo della muscolatura addominale
- esercizi di stretching ed esercizi di rinforzo eccentrico dei muscoli adduttori
- esercizi di rinforzo del core
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