Le soluzioni alla fascite plantare

Studio Salute Salernus • 9 marzo 2021

Le soluzioni alla fascite plantare

La fascite plantare è un’infiammazione a carico dell’aponeurosi plantare (chiamata anche fascia plantare o legamento arcuato).
La fascia plantare è una fascia robusta costituita da tessuto fibroso che origina dal calcagno e si inserisce su tutte le falangi prossimali. Ha un ruolo fondamentale nella trasmissione del peso del corpo durante le fasi della deambulazione. Da un punto di vista anatomico e funzionale presenta una continuità con il tendine d’Achille. Al di sotto della fascia plantare è invece presente il cosiddetto cuscinetto adiposo plantare, un accumulo di tessuto adiposo la cui funzione è quella di assorbire gli urti a cui il piede è continuamente sottoposto.

La causa principale di questa patologia è una degenerazione strutturale del legamento arcuato dovuta a microtraumi ripetuti. Un’eccessiva sollecitazione del tallone può provocare un’infiammazione dell’inserzione dell’aponeurosi plantare.
Un piede eccessivamente piatto o cavo può essere soggetto a episodi di fascite.
Anche una tendinopatia achillea può essere causa dell’insorgenza di una fascite plantare.
Un’altra causa comune può essere l’aumento del chilometraggio senza un’adeguata preparazione.


I fattori di rischio della fascite plantare sono l’età (superati i 40 anni il cuscinetto adiposo a livello della fascia plantare tende a ridursi con conseguente riduzione della capacità di assorbimento dei microtraumi), l’obesità, alcune attività sportive tra le quali il calcio, la danza e la corsa (è un disturbo molto comune nei runner amatoriali), attività lavorative che costringono per molto tempo alla posizione eretta, calzature inadeguate.

Il dolore può insorgere al centro del tallone o della pianta del piede e prolungarsi fino alle dita o risalire fino alla gamba.
Il dolore può manifestarsi in forma acuta (dopo uno sforzo intenso) o in maniera progressiva. Nei casi meno gravi la sintomatologia permette di continuare l’attività sportiva, altre volte impedisce non solo la corsa ma addirittura la camminata. Tuttavia nei casi meno dolorosi, proseguire l’attività sportiva trascurando la fasciste plantare è sconsigliato poiché la patologia non regredisce spontaneamente e può peggiorare con le sollecitazioni dell’allenamento.
La sintomatologia della fascite plantare è generalmente molto fastidiosa. Il dolore può essere continuo durante la giornata e persino più acuto la mattina, appena scesi dal letto. Infatti durante il riposo notturno i piedi assumono una posizione rilassata con le punte verso il basso, il tendine d’Achille e l’aponeurosi plantare si “accorciano”. In condizioni normali ciò non crea problemi, ma in un paziente con la fascite plantare, alla ripresa della posizione eretta, i fasci fibrosi non riescono a stendersi completamente (rimangono rattrappiti) con conseguente dolore acuto.



La fascite plantare si cura con il riposo assoluto (dalle 6 settimane ai 4 mesi nei casi più gravi). L’errore commesso da molti pazienti è quello di riprendere l’attività sportiva prima della completa scomparsa della sintomatologia dolorosa. Nella fase acuta dell’infiammazione il paziente può trovare giovamento con delle sedute di fisioterapia: trattamenti combinati di laserterapia, tecarterapia e crioultrasuoni hanno un effetto antinfiammatorio e antidolorifico, e possono essere abbinati ad esercizi di stretching dolce della fascia plantare e del tendine d’Achille.
Nel caso di fascite plantare cronica associata o meno a spina calcaneare si possono eseguire trattamenti con onde d’urto. L’energia meccanica generata dall’onda crea una forte angiogenesi della zona trattata con conseguente riduzione dell’infiammazione e del dolore.
Nei pazienti più gravi con dolore cronico, quando la fisioterapia non dà i benefici sperati, si può intervenire chirurgicamente con un release della fascia plantare e la rimozione della spina calcaneare.

Si può prevenire la fascite plantare adottando alcune precauzioni: indossando scarpe che assicurino l’ammortizzazione del tallone, nel caso dei podisti non eccedendo con il chilometraggio settimanale, evitando di correre su asfalto, facendo stretching.



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